ANCORA UN FORTE APPELLO PER LA CALABRIA

Ancora una volta è necessario soffermarsi sulla Calabria ed i suoi mali se vogliamo bene alla nostra terra. Dobbiamo farlo per quanto di questa nostra terra si è detto e scritto e non si è fatto!
Vogliamo ancora batterci con coloro che hanno a cuore le sorti di questa nostra sfortunata terra per cercare di contribuire a salvarla dalla definitiva emarginazione dai processi di rinnovamento della struttura produttiva del Paese.
Si tratta di , assieme, cercare di pretendere un fondamento di credibilità all’Istituto regionale perché inizi a funzionare – quanto lontani appaiono i tempi delle Giunte regionali presiedute da Antonio Guarasci e poi da Aldo Ferrara – come strumento di < rappresentanza unitaria > della Calabria che non deve morire al tavolodelle decisioni della politica nazionale.
Dobbiamo pretendere – dalle prossime elezioni – che la politica non si metta , ancora, al servizio dei più forti facendosi strumento di difesa di interessi particolari e si proponga – come ai “tempi” di Guarasci e Ferrara – come modalità prudente ma determinata di una azione tesa al riscatto di tutto il Paese e di tutte le sue aree. Solo così la “ barca della Calabria “ potrà riuscire a resistere alle sconquassanti spinte che ne impediscono la navigazione nella tempesta in cui si è immersi.
Vogliamo citare le due grandi idealità che possono dare contenuto ad una significativa ripresa della politica in questa Regione:
- la lotta più intransigente e più articolata a tutti i livelli-culturale,legislativo,amministrativo,giudiziario, economico – per far uscire la Calabria dal pantano e dalla morsa mortale e squalificante dei condizionamenti diretti e indiretti del “vario” potere mafioso che nelle sue molteplici forme tenta , oggi sempre più,dictituirsi quasi come un potere alternativo a quello dello Stato.
- Occorre costringere con il “ voto” la partitocrazia ad aprirsi a questa realtà per tagliare alla radice dovunque al nostro interno e nelle diverse realtà operative (comuni, provincie,USL, enti pubblici ) il vizio della prevaricazione dei diritti degli altri, della strumentalizzazione a fini di parte o di fazione degli strumenti del potere gestito spesso in modo arrogante e per nulla rispettoso dei valori umani e materiali che la società civile pone a disposizione al di fuori del picciolo recinto dei partiti, delle correnti e dei clan personali. Vanno condannati e perseguiti tutti quegli aspetti che riguardano la vita pubblica regionale fin dal suo massimo livello: nell’Assemblea regionale, nel Governo della Regione, nei centri nevralgici del potere politico ed economico regionale. L’occupazione del potere da parte dei partiti politici con la conseguente lottizzazione di esso al suo interno, umilia, danneggia fortemente le Istituzioni e quando qualcuno ha solo accennato a voler compiere il tentativo di rompere o almeno attenuare questo <incantamento> la risposta è stata quella delle ripulsa e del cecchinaggio.
- E’ bene dirlo con franchezza che su questo terreno o interverrà una modifica profonda dei metodi finora imperanti oppure non ci sarà destino per una iniziativa politica che possa aver successo nella lotta alla mentalità che, per così larga parte, è causa dei guai della nostra Regione.
- Parlare di trasparenza nella Pubblica Amministrazione, di sostanziale equità e imparzialità dei pubblici poteri nei confronti di tutti i cittadini senza discriminazioni, di riacquisizione di un credito morale della Calabria e dei calabresi dell’opinione pubblica nazionale sarà assolutamente inutile e vano se la partitocrazia non avrà finalmente il coraggio di pervenire alle estreme conseguenze nella lotta a siffatta mentalità dentro se stessi, nelle istanze istituzionali e nei momenti dell’organizzazione dei pubblici poteri ai quali essa partecipa.
L’altra < idea forza > sulla quale fare appoggiare la ripresa della iniziativa politica è quella della riscoperta del valore essenziale della << AUTONOMIA >> come strumento efficace di difesa degli interessi della Calabria nel quadro della realtà economica e sociale della comunità nazionale e della realizzazione delle condizioni necessarie per consentire alla “ intera “ Calabria di uscire, possibilmente al più presto, dall’area del sottosviluppo nella quale essa è stata ,dalle varie lobby, condannata e nella quale rischia di essere definitivamente emarginata se i calabresi non sapranno reagire.
Su questa < idea forza > ci soffermeremo in altra nota.
Sergio Scarpino

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